di Giancarlo Polenghi

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Suggerire di leggere un’esortazione apostolica del papa può sembrare banale e scontato, almeno così dovrebbe essere per chi voglia essere informato sui temi del magistero pontificio.

Da più di quarant’anni, via via che uscivano le encicliche o le esortazioni apostoliche, da Giovanni Paolo II in poi, ho sempre letto ciò che i pontefici hanno insegnato, e questo mi ha permesso di farmi un’idea più consapevole di ciò che stava a cuore al papa, il quale spesso prima di scrivere aveva raccolto il parere di altri vescovi e di studiosi, riuniti in sinodi. Questi testi, che sono sempre scritti in una logica di continuità con altri documenti precedenti (citati di frequente in nota), danno un’idea abbastanza fedele di ciò che nella Chiesa Cattolica si dibatte a fronte ai problemi della contemporaneità. Poi, ovviamente viene voglia di saperne di più, e quindi si possono leggere anche i testi dei documenti del Vaticano II, almeno i più famosi, come la Gaudium et Spes e la Lumen Gentium, che sono una sorta di pietra miliare nella vita della Chiesa Cattolica. E per i più curiosi ci sono libri di storici, filosofi e teologi che ricostruiscono e mettono in prospettiva il tutto. Ovviamente il magistero recente non è meno appassionante di quello antico, così può capitare, per esempio, che chi si occupi di arte sacra cristiana possa entusiasmarsi anche per il Concilio Niceno II che tanta influenza avrà sulle arti figurative nei paesi cristiani, sia d’oriente che d’occidente.

Ritornando ai nostri tempi, uno dei problemi più evidenti dell’oggi nel leggere la realtà è la cattiva informazione. Lo si vede bene anche sul fronte della salute con le vicende di queste giorni legate al corona virus, ma il discorso sarebbe analogo con l’informazione religiosa, in modo più acuto proprio a partire dal Vaticano II. I media per loro natura sono alla ricerca dello scoop, che per definizione ha a che fare con la novità e il cambiamento; inoltre l’interpretazione dei documenti può essere fatta a partire da visioni particolari, da pregiudizi e da ricostruzioni fatte ad arte, tese a cogliere il conflitto sotteso piuttosto che l’esito finale. Per questo non c’è nulla di più facile che un documento pontificio, invece di essere letto per ciò che dice, e per come lo dice, viene analizzato in modo completamente diverso, a partire da questioni marginali, dalle note, oppure dall’assenza di certi temi più che dalla presenza di precise posizioni. Insomma il rischio è quello di una visione distorta, in cui probabilmente i diversi lettori, scegliendo le loro fonti di informazione derivata si schierano a favore o contro un certo messaggio, o un personaggio – nel nostro caso il papa -, rafforzando la loro opinione, giusta o sbagliata che sia.

Ma leggere direttamente le fonti, con un atteggiamento di apertura, non è un segno di ingenuità o di cattiva informazione, anzi tutto il contrario, io credo che sia una prova di onestà intellettuale e di buon senso.

Papa Francesco ha soprattutto una produzione di esortazioni apostoliche, documenti meno impegnativi rispetto alle encicliche. Quest’ultima, come è noto, è relativa all’Amazzonia (il titolo è Querida Amazonia) ma è indirizzata al Popolo di Dio e a tutte le persone di buona volontà, categorie alle quali probabilmente apparteniamo. La si legge in poco più di due ore. La si può scaricare gratuitamente a questo indirizzo web http://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20200202_querida-amazonia.html.  È strutturata in quattro capitoli che sono i quattro sogni che il papa esprime (uno sogno sociale, un sogno culturale, un sogno ecologico e un sogno ecclesiale). A partire dal caso dell’Amazzonia il papa svolge una serie di considerazioni sui problemi sociali di povertà ed emarginazione, ma anche di un modo diverso di intendere la società al di fuori del modello cittadino e delle megalopoli, sulla cultura e sul rapporto che l’annuncio cristiano deve avere con le culture particolari, anche quelle differenti dalla nostra, come nel caso dell’Amazzonia, per finire sul tema dell’ecologia e solo alla fine su ciò che la Chiesa dovrebbe e potrebbe fare di fronte alle sfide che ha di fronte. Credo che sia significativo che un documento del genere porta la firma del primo papa che proviene dall’America latina.

Un testo che fa pensare, originale e anche molto in linea con i principi tradizionali di un cristianesimo che alle soglie del terzo millennio ha il coraggio di giocare la sua partita, con una visione globale, umana e spirituale, con attenzione alle creature e al creato insieme.