La distruzione del tempio di Gerusalemme (70 d.C.)

La distruzione del tempio di Gerusalemme, avvenuta nel 70 d.C., è un  evento accaduto nell’ambito della prima guerra giudaica che fu combattuta tra l’Impero romano ed Ebrei ribelli e che durò dal 66 al 70 (anche se continuò con strascichi fino al 73 con la presa della fortezza di Masada).

Sin dagli anni 40 i rapporti tra Romani e Giudei si erano fatti sempre più tesi. Nel 66, il procurator Augusti della Giudea, Gessio Floro, pretese che fossero prelevati diciassette talenti dal Tempio e, trovando una forte opposizione da parte degli ebrei, mandò avanti i propri soldati, che provocarono la morte di 3.600 persone. Questo fu l’inizio di altri scontri che portarono ad una vera e propria rivolta degli Ebrei in cui anche Cestio, governatore della Siria, intervenuto per sedarla si trovò travolto da una pesante sconfitta.

Nel 66, quando Nerone venne informato della sconfitta subita in Giudea dal suo legatus Augusti pro praetore di Siria, Gaio Cestio Gallo, colto da grande angoscia e timore, trovò che solo Vespasiano sarebbe stato all’altezza del compito, e quindi capace di condurre una guerra tanto importante, che minacciava di espandersi a tutto l’Oriente, uscendone vittorioso.

All’inizio della campagna militare (nel 67), Vespasiano poteva contare su 3 intere legioni di 6.000 armati ciascuna (la legio V Macedonica, il cui legatus legionis era Sesto Vettuleno Ceriale; la X Fretensis, il cui legatus legionis era Marco Ulpio Traiano; e la XV Apollinaris, il cui legatus era il figlio Tito), 23 coorti, 6 alae di cavalleria, un cospicuo numero di truppe alleate (15.000 armati), raccolte tra i re “clienti”, Antioco IV di Commagene, Erode Agrippa II e Gaio Giulio Soaemo, per un totale di ben 60.000 uomini armati.

Nel 70 Vespasiano, mentre si trovava ad Alessandria d’Egitto, fu raggiunto dalla notizia che l’imperatore Vitellio era morto e che il Senato ed il popolo di Roma lo avevano proclamato imperatore (inizi di gennaio del 70). Ansioso di salpare per la capitale non appena fosse terminato l’inverno, sistemò le cose in Egitto e spedì il figlio Tito con ingenti forze a conquistare Gerusalemme e porre fine alla guerra in Giudea.

Il successivo assedio della città di Gerusalemme culminò il 9 agosto 70 dell’incendio del Tempio e il vessillo dei legionari venne alzato sulla Porta Orientale.

La cronoca dettagliata degli eventi di tutta la guerra furono descritti dallo storico ebreo Giuseppe Flavio, che inizalmente fu uno dei capi rivolta contro i romani nella Galilea settentrionale ma che successivamente si arrese alle truppe di Tito e Vespasiano e divenne loro alleato.

Egli racconta che il numero complessivo dei prigionieri catturati durante l’intera guerra fu di 97.000 e i morti pari a 1.100.000. Il numero delle vittime risultò superiore a quello di qualsiasi altro sterminio prima di allora, secondo quanto da lui riportato. Durante l’assedio della città la maggior parte delle vittime furono giudei, non di Gerusalemme, giunti da ogni parte del paese per la festa degli Azzimi, e il sovraffollamento generò prima la pestilenza e poi il flagello della fame.

L’arco di Tito è un arco di trionfo ad un solo fornice (ossia con una sola arcata), posto sulle pendici settentrionali del Palatino, nella parte occidentale del Foro di Roma. L’arco è stato eretto a memoria della guerra giudaica combattuta da Tito in Galilea. Alla fine del 69, l’anno dei quattro imperatori, Vespasiano rientrò a Roma per reclamare il trono, lasciando Tito in Giudea a porre fine alla rivolta, cosa che egli fece l’anno successivo: Gerusalemme fu saccheggiata, il Tempio fu distrutto. Nel ricco bottino era compreso il candelabro a sette braccia e le trombe d’argento. Gran parte della popolazione fu uccisa o costretta a fuggire dalla città. Al suo ritorno a Roma nel 71 fu accolto in trionfo.

Sul lato sinistro (sud) dell’arco di Tito è raffigurato l’ingresso del corteo nella Porta Triumphalis, che è raffigurata all’estrema destra in prospettiva scorciata. Nella scena si vedono gli inservienti che avanzano coi fercula (portantine per oggetti), recando gli arredi saccheggiati al tempio di Gerusalemme (uno dei candelabri a sette braccia, la tavola per il pane della presenza con i vasi sacri, le trombe d’argento) e le tabelle ansate con iscrizioni esplicative degli oggetti presi e delle città vinte.

Nei video sottostanti sono ricostruiti gli eventi della caduta di Gerusalemme come narrati da Giuseppe Flavio (audio in inglese)