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Il fascino senza tempo della retorica

(di Giancarlo polenghi)

A tutti piacerebbe essere convincenti. Saper ottenere dagli altri quello che desideriamo, semplicemente dicendoglielo. Avere il potere di essere creduti, ancor più, di essere ritenuti saggi e giusti, capaci di infiammare gli animi o di tranquillizzarli, a seconda dei casi. Saper ispirare il prossimo, magari cominciando dai nostri cari, per passare poi ai colleghi e al mondo intero.

Come si fa a convincere gli altri?

Su questo tema, da sempre, si sono versati fiumi di inchiostro. Aristotele e Cicerone, per citare due famosi autori del passato, ma anche più recentemente gli studi della psicologia, della sociologia, della psicolinguistica, la disciplina della pragmatica, e della programmazione neurolinguistica (di gran moda tra i venditori), si sono occupati proprio di questo.

Il libro di cui ora consigliamo la lettura (Alberto Gil, L’arte di convincere, Edusc 2016) ha un’impostazione classica, lineare e ordinata, che non si limita a riproporre la dottrina degli antichi perché la sviluppa e l’approfondisce alla luce degli studi moderni soprattutto basati sul personalismo cristiano e sull’etica. L’idea di fondo è che la retorica, quella vera, è un’arte al servizio dell’uomo e della verità, molto diversa – antitetica – rispetto alla manipolazione che è in realtà una corruzione della retorica o un’antiretorica. Ciò che il testo offre è una potente sintesi, accessibile anche ai non specialisti, e dotata di una profondità rara in questo tipo di pubblicazioni. L’autore, che ha una formazione germanica come si evince dalla bibliografia (tra i più citati ci sono Romano Guardini e Joseph Piper), è abituato a insegnare la retorica, con retorica, ossia dimostrando il suo metodo mentre ne fa uso. Per Gil la retorica potrebbe essere rapprentata da un triangolo, ai cui vertici abbiamo il Logos (capacità argomentativa), il Pathos (la capacità di farsi ascoltare e di andare al cuore) e l’Ethos (la credibilità e l’autorevolezza che muove gli ascoltatori). Fin qui nulla di nuovo, ma all’interno del triangolo, come una potenza sorgiva da cui tutto dovrebbe scaturire, c’è ciò che lui chiama “l’orientamento al Tu”, ossia la capacità di ascolto e di dialogo nei confronti degli interlocutori. È qui che si vede la matrice cristiana del personalismo. L’orientamento al Tu obbliga il retore a rispettare l’interlocutore, a considerarlo soggetto, a lasciargli spazio perché possa giungere alle conclusioni. Per questo – sostiene sempre Gil – la virtù essenziale del retore è l’umiltà. Un’umiltà che implica prima di tutto il rispetto della realtà (a cui il pensiero deve volgersi “per comprendere” senza manipolarla ideologicamente), ma anche il rispetto dell’interlocutore, che è sempre dotato di sentimenti e di convinzioni. Insomma una lettura stimolante, non solo per avvocati o politici, ma per tutti coloro che a diverso titolo debbano parlare agli altri di qualsiasi tema o argomento.

Alberto Gil

L’arte di convincere

Edusc 2016 (disponibile anche in formato ebook)