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Da una bugia a una strage. La forza della menzogna.

di Giancarlo Polenghi

Poco tempo fa (alla fine del mese di aprile del 2019) anche in Italia è stata data notizia dell’imminente scarcerazione, dopo 26 anni di reclusione, del falso medico francese Jean Claude Romand. La ragione dell’eco mediatica di questo evento si spiega con la particolare natura del crimine commesso dal signor Romand colpevole di aver ucciso sua moglie Florence, i suoi due figli Antoine e Caroline, di 5 e 7 anni, e i suoi genitori, prima – secondo lui– di aver tentato il suicidio (c’è infatti chi ha sostenuto che anche il suicidio era l’ennesima “messa in scena” per ingannare tutti).

Il delitto, secondo i giudici, aveva un duplice movente: “la paura del falso medico di essere smascherato, e la brusca fine di un traffico che da anni gli fruttava ingenti somme”. Lo scrittore Emmanuel Carrére a questo caso ha dedicato un libro dal titolo L’Avversario (ebook, prima edizione digitale 2013). Il volume, che si legge come un giallo, è un’attenta ricostruzione di questa straordinaria storia, cominciata con una bugia, e finita drammaticamente nel sangue. L’autore si chiede come sia stata possibile una vita “corrosa dalla menzogna”, una vita che ha messo in luce una capacità non comune di dissimulazione, al punto che i parenti più stretti e gli amici più cari non hanno mai sospettato nulla, fino a che il castello di menzogne cade fragorosamente con conseguenze fatali. Il libro è una lettura profonda, attenta e realistica della natura del male, con molti espliciti rimandi alla religione, a Dio, al perdono, e ai meccanismi perversi di possibile autoassoluzione. Al centro di tutto è la questione della verità e delle sue possibili manipolazioni, foss’anche, come nel caso in esame, per amore del prossimo. Romand ha affermato per scusarsi che: “un banale incidente, un’ingiustizia, possono provocare la follia …” e questo banale incidente sarebbe la rottura di un polso prima di un esame universitario che lo ha portato a sostenere falsamente di aver partecipato all’esame e di averlo superato, e così, per 15 anni, far credere a tutti di aver completato gli studi in medicina e aver ottenuto un lavoro nella prestigiosa e vicina OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ginevrina. A dargli fiducia sono stati i genitori, la fidanzata prima e moglie poi, lo zio, i suoceri, i due figli, i compagni di studi. Romand ha sempre affermato di essere stato un figlio, un marito e un padre affettuoso, che amava teneramente i suoi cari che lo ripagavano dello stesso affetto. Questa percezione è stata confermata da tutti coloro che lo conoscevano, anche dai suoi amici più intimi, uno dei quali è rimasto tale dagli anni universitari arrivando a chiedergli di essere padrino di cresima della figlia.

All’origine di questa personalità distorta, secondo Carrére, ci sarebbe un’educazione problematica, ambigua e rigida: “da una parte gli avrebbero insegnato a non mentire, e questo era un dogma assoluto: un Romand ha una parola sola, un Romand è limpido e cristallino come acqua di fonte; dall’altra però certe cose, anche se vere, non andavano dette. Non bisognava amareggiare gli altri, né vantarsi dei propri successi o delle proprie virtù.” Il decoro (se vogliamo il “politicamente corretto”), la versione sempre positiva e incoraggiante della vita, era più importante della verità. In particolare Jean Claude più che mentire chiaramente (cosa che evidentemente ha fatto), si sforzava di dissimulare, principalmente con i genitori, soprattutto con la madre, per non farla preoccupare. Alla fine dirà alquanto paradossalmente: “Vi chiedo perdono perché non ho sopportato l’idea di farvi soffrire.” Il desiderio di essere come gli altri si aspettavano che lui fosse, unito a un amore profondo per i propri cari, lo avrebbe portato a una doppia vita (la vita di famiglia “vera” e quella di lavoro “completamente inventata”), anzi, da un certo momento in poi, ad una tripla vita, coinvolgendo un’amante, Cécile, che pure ha tentato di assassinare. L’amante, che incontrava lontano da casa, era una psicologa a cui pure ha fatto credere di essere il brillante ricercatore farmaceutico che tutti stimavano, con accesso a fondi di investimento svizzeri convenienti, talmente degno di fiducia da ottenere anche da lei ingenti somme. La lettura di “L’Avversario”, a nostro avviso, è utile perché stimola molto la riflessione. A partire da un caso limite, vero e “romanzesco” insieme, illumina la relazione fondamentale tra amore, bene e verità che chiama in causa tutti e ciascuno. Una storia che non può lasciare indifferenti e che spinge ogni lettore ad avventurarsi nelle misteriose profondità dell’animo umano…… là dove solo la Verità rende liberi.

Emmanuel Carrère

L’Avversario

Adelphi (ebook, prima edizione digitale 2013)