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Amica. Riflessioni intorno a Maria

Ecco perché maggio è il mese di Maria

Maggio è tradizionalmente il mese dedicato alla Madonna. Dal Medio Evo a oggi, dalle statue incoronate di fiori al magistero dei Papi, l’origine e le forme di una devozione popolare molto sentita

Due polmoni, per respirare meglio.

(di Giancarlo Polenghi)

Già san Giovanni Paolo II aveva molto insistito sulla necessità per noi occidentali di conoscere meglio la spiritualità orientale, e fu proprio lui a usare ripetutamente l’immagine dei due polmoni. Un’immagine certamente forte e che si commenta da sola. E Papa Francesco, dopo aver incontrato il Patriarca Ortodosso Bartolomeo in Turchia, tornava sul tema delle differenze riconciliate stimolando i cattolici ad attingere a una teologia ricchissima che più che contraddire la nostra tradizione la complementa. Per altro quando l’attuale pontefice mette in guardia contro il rischio della neognosi e del neopelagianesimo (mali che in un certo senso si respirano nella cultura postmoderna nella quale siamo immersi) pare evidente che un buon antidoto possa venir fornito proprio dalla spiritualità orientale. Così almeno si può intendere alla luce dell’interesse che diverse comunità religiose (per tutte citiamo il centro Aletti di Padre Rupnik e la Comunità di Bose di Enzo Bianchi) mostrano per questo approccio alla fede. In che cosa si differenziano la tradizione Occidentale e quella Orientale? Per averne un’idea suggeriamo la lettura di un piccolo volume di Raniero Cantalamessa dal titolo “Due Polmoni, un unico respiro” Edizioni Libreria Vaticana 2015. Il libro, che è in realtà una raccolta di omelie, ha una struttura molto semplice; le vie sono indagate a partire da quattro temi chiave: la Trinità, Cristo, lo Spirito Santo e la Salvezza. L’autore delinea con chiarezza le differenze di visione, e, con altrettanta chiarezza, mostra come i diversi punti di vista possano dare rilievo e profondità alla vista. D’altra parte il mistero e la grandezza di Dio non può mai essere esaurita del tutto, perciò l’autore mette in luce come gli orientali possano aiutare gli occidentali e viceversa. La consapevolezza che i due approcci toccano questioni di fondo, e non bizantinismi come si potrebbe superficialmente pensare, è cruciale e densa di conseguenze positive per la relazione con Dio e la preghiera, sia personale che liturgica. La Trinità, solo per fare un esempio, sembrerebbe essere meglio percepita dall’Oriente, che ne coglie la relazione interna, di comunione tra le persone, in modo più mistico e poetico, mentre noi occidentali siamo più portati a percepirla in chiave di economia della salvezza, ossia a partire da come ci è stata comunicata e come ci tocca, e questo ovviamente mantiene un grande interesse soprattutto in una chiave di prima evangelizzazione.

Insomma una lettura stimolante, che aiuta ad avvicinarsi ai Padri della Chiesa, che per i primi mille anni sono stati comuni, e a recuperare vitalità e respiro profondo.

Raniero Cantalamessa,

Due polmoni un unico respiro.

Oriente e Occidente di fronte ai grandi misteri della fede.

Libreria Editrice Vaticana, 2015

I semi teologici di Papa Francesco

(di Giancarlo Polenghi)

Una collana di “instant book” per mettere a fuoco le parole chiave dell’insegnamento di papa Francesco

 

I semi teologici di papa Francesco è la collana che le edizioni San Paolo dedicano alle parole chiave del magistero che stiamo vivendo. Libri tascabili, dal formato ridotto, spesso con meno di 150 pagine, che si possono leggere in poche ore, ma che, sorprendentemente sono ricchissimi di spunti.

I curatori sono due noti teologi italiani, Maurizio Gronchi e Pierangelo Sequeri, il primo insegna Cristologia all’Urbaniana, il secondo è il preside dell’Istituto Giovanni Paolo II per la famiglia e membro della Commissione Teologica Internazionale. Le parole prese in esame, da altrettanti competenti autori, sono nell’ordine: carne, misericordia, riforma, discernimento, neopelagianesimo, neognosticismo, vulnerabilità, armonia, integrazione, reciprocità e popolo. La premessa è che il magistero di papa Francesco sta letteralmente gettando dei semi attraverso i quali si propone al lettore una visione organica e feconda per ri-considerare e ri-vivere l’intero messaggio cristiano. Ovviamente i semi, che sono ben radicati nella tradizione ecclesiale, gettano una nuova luce sul tutto, ri-proponendo in modo fresco la novità antica del Vangelo. A giudicare dai due titoli con i quali ho cominciato la lettura, La carne, di Giovanni Cesare Pagazzi, e La reciprocità, di Massimo Naro, si evince che gli autori presentano, attraverso la parola scelta, il succo dell’insegnamento del pontefice. Il risultato è un testo interpretativo denso e originale, ben scandito ed efficace. Ovviamente si tratta di libri di divulgazione, non di testi scientifici. Ciònonostante gli scritti costituiscono un reale aiuto alla comprensione della contemporaneità e al modo con cui papa Francesco interpreta il suo ruolo di pastore della Chiesa universale. Gli autori, tutti studiosi di primo piano, presentano papa Francesco con libertà facendo risuonare la sua voce attraverso la loro competenza di teologi che sugli stessi temi hanno spesso già pubblicato. Il volumetto sulla carne (e sulla corporeità) si apre notando che da essa apprendiamo il bisogno di altro (e quindi anche dell’altro), ovvero essa è un modo molto concreto ed efficace per uscire da sé stessi e da una sorta di disumana onnipotenza (quella di chi non ha bisogno di chiedere nulla, come il bimbo nel ventre della madre). La carne pertanto come primo paradossale passo per la trascendenza. Si presenta poi la carne del Figlio, soffermandosi sui gesti e sulle mani, sempre alla ricerca dell’altro. Bellissimo il terzo capitolo sulla carezza e il con-tatto (tatto, contatto e presa – toccatemi), in cui si illustra la forza relazionale del tatto che, unico tra i sensi, permette di sentire e di sentirsi, un senso che è sempre attivo a differenza della vista o dell’udito, e che ha un grande ruolo nell’atto della fede, come nell’esercizio della stessa. L’ultimo capitolo, la conclusione, è dedicato alla logica della carne, dell’incarnazione e della resurrezione dei corpi. Notevole anche il volumetto sulla reciprocità (di Massimo Naro), organizzato in cinque capitoli, partendo dalle espressioni più frequenti sulla relazione in papa Francesco si rivolge poi alla Sacra Scrittura per concludere con una visione teologica che a partire dalla Trinità tocca tutta la creazione, l’antropologia, la famiglia e la relazione uomo-donna, la natura della Chiesa, la necessità urgente di saper passare dall’incontro all’amicizia, dalla fraternità alla comunione.

I semi teologici di Francesco

collana di 11 volumetti, a cura di Maurizio Gronchi e Pierangelo Sequeri,

edizioni San Paolo 2018

Cabasilas e i figli di Dio

(di Giancarlo Polenghi)

Che cosa ha da dire, a noi, oggi, un mistico bizantino, laico, del XIV secolo? La distanza che ci separa, e le scarse informazioni sull’autore, sembrerebbero sufficienti per pensare che la lettura del libro più noto di Nicola Cabasilas (1319/23-1392) sia adatta solo agli specialisti, a coloro che si occupano per professione di teologia orientale. La mia curiosità verso questo autore nasce da un personalissimo percorso fatto di rimandi e citazioni. Cabasilas è senz’altro tra i mistici orientali più conosciuti e amati anche in occidente, al punto che anche i papi più recenti – da Paolo VI a Giovanni Paolo II – lo citano con una certa frequenza, soprattutto quando si voglia sottolineare la centralità di Cristo nella vita cristiana. Un santo occidentale che rimandava spesso a Cabasilas è San Josemaria Escrivà, e forse per questa ragione, il libro più famoso del mistico bizantino è stato oggetto di molte ristampe anche recenti da parte di case editrici iberiche. Chi segue poi il filone orientale, per esempio padre Marko Ivan Rupnik e il Centro Aletti, fanno abbondante riferimento a Cabasilas perché il pensiero di quest’ultimo è ovviamente in linea di continuità con tutta la tradizione bizantina.

Credo si possa dire che Cabasilas sia un autore orientale sempre più conosciuto e apprezzato anche in occidente per la forza, l’audacia e originalità del suo pensiero. In “La vita in Cristo” l’autore svela che cosa sia la vita cristiana innestata in Cristo attraverso i sacramenti (nella morte e resurrezione del battesimo) e spiega poi come questa vita, che è un dono, possa essere mantenuta e sviluppata. Fin qui nulla di nuovo. Ma quando Cabasilas si spinge a dire che i cristiani sono consanguinei con Cristo, che nelle loro vene scorre lo stesso sangue, come in fiale, dello stesso Salvatore, allora l’argomentazione diventa originale e sorprendente. La filiazione divina per Cabasilas va oltre quella dei figli adottivi perché pur essendo i cristiani diversi dal Figlio, l’unigeto del Padre, ciònondimeno, in Lui possiamo affermare di essere veri figli autentici, membra del suo corpo, appunto consanguinei. Nessuno, che io sappia, si è spinto così lontano nell’affermare la realtà della filiazione divina come sorgente e significato della vita cristiana. Che un cristiano debba essere centrato in Cristo pare essere un’ovvietà, eppure comprendere fino in fondo che ciò si può dare solo attraverso la grazia, i sacramenti, e in particolare l’Eucarestia, è cruciale. Soprattutto oggi che siamo immersi nel culto dell’ego e della ricerca del successo personale e dell’autorealizzazione come frutto dell’impegno individuale. Il punto di vista di Cabasilas aiuta a liberarsi dal volontarismo (che papa Francesco collega al Pelagianesimo) e dall’intelletualismo (presente nelle eterne eresie della gnosi), aiuta ad acquisire una visione soprannaturale profonda e teologica, stimola a pensare la vita cristiana in termini di relazione, genera speranza e ottimismo, insomma aiuta a pregare e a innalzare, con gratitudine, il cuore a Dio. Per chi voglia immergersi in questa lettura, oggi esiste anche una versione ebook dal prezzo contenuto.

Nicola Cabasilas.

La vita in Cristo

Utet, 1968 (prima edizione ebook 2013)